Decarbonizzazione, quasi la metà delle Pmi ha seguito la svolta green

Nel corso degli ultimi anni, abbiamo imparato ad apprezzare quanto sia decisivo per le sorti del nostro pianeta, dare sempre maggiore importanza alla questione ambientale. Il ruolo del web, in tal senso, è stato fondamentale: se da un lato offre la possibilità di divertirsi, ad esempio con i portali di intrattenimento come casinoonlineaams.com, d’altro canto mette a disposizione anche gli strumenti migliori per informarsi sempre di più su tutto quello che succede intorno a noi e ci circonda.

E un recentissimo studio che è stato realizzato da parte di Cna e Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha messo in evidenza un dato particolarmente interessante in relazione alle Pmi. Ovvero, che lo sviluppo sostenibile sta prendendo sempre più piede e ben il 49% delle Pmi ha deciso di cominciare a sfruttare delle fonti rinnovabili. Certo, ci sono comunque tanti aspetti da sistemare, come ad esempio il fatto che solo una Pmi su quattro ha usato gli incentivi a disposizione: uno scenario da cui emerge con grande chiarezza anche come sia fondamentale realizzare uno strumento specifico per andare incontro alle esigenze delle Pmi.

La lotta verso la decarbonizzazione

Nella lunga battaglia verso la decarbonizzazione, un ruolo importante ce l’hanno anche le piccole e medie imprese, ma è chiaro che devono avere le “armi” per poter lottare e dare il loro contribuito. È scientificamente provato che senza il ruolo fondamentale delle Pmi e senza che riescano ad essere coinvolte appieno, l’Italia non sarà assolutamente in grado di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che sono stati stabiliti da parte dell’Esecutivo.

Un grido di allarme, ma anche una richiesta ben precisa, quella che arriva dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dalla Cna, che hanno realizzato uno studio molto interessante denominato “Non senza le Pmi”. Si tratta di tutta una serie di analisi, che vanno a focalizzarsi su quegli scenari che sono legati ai consumi, ma anche ai vari interventi che sono stati messi in atto da parte delle aziende e alle problematiche che bisogna affrontare.

Lo studio si basa, nella sua analisi, da un dato ben preciso. Ovvero, il 60% delle emissioni di anidride carbonica che si riferiscono al settore manifatturiero e delle costruzioni, è di responsabilità delle piccole e medie imprese. Il loro consumo di energia, infatti, supera ampiamente i 16 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio: una cifra che si può avvicinare a quella di gas che viene impiegato per il riscaldamento all’interno delle abitazioni dei privati.

Lo studio di Cna

All’interno dello studio è presente un sondaggio, che è stato portato a termine su ben più di mille Pmi, in cui viene sottolineato come addirittura il 50% delle aziende ha eseguito degli interventi di miglioramenti dal punto di vista energetico nel corso dell’ultimo triennio. Lo stimolo che porta a tali investimenti è legato al fatto che il costo dell’energia è piuttosto alto.

Nell’86% dei casi oggetto dell’indagine, i vari interventi che hanno riguardato l’efficienza energetica, sono stati mirati in due settori principali, ovvero climatizzazione e illuminazione. Nel 49% dei casi si è scelto di puntare sulle fonti rinnovabili, il cui apporto sta crescendo in Italia: con un’impresa su tre che ha preso la decisione di investire in merito ai pannelli fotovoltaici, mentre nel 25% dei casi ha installato pompe di calore.

Il dato che più fa specie, però, riguarda come solamente il 25% delle imprese, tra quelle ovviamente che hanno portato a termine degli interventi, ha sfruttato degli incentivi, piuttosto che varie tipologie di agevolazioni correlate alla riqualificazione energetica. C’è da ricercare i motivi che hanno portato a tale situazione e sono ascrivibili alla mancanza di uno strumento specifico per soddisfare le loro necessità e che deve essere orientato proprio in base a tali esigenze.