In Cina c’é Guiyu, la città tossica dei rifiuti elettronici

Gli amici di 100musica, con il loro post di oggi – hanno dato la possibilità di ricordare un video denuncia firmato dai Planet Funk che – nel 2005 – con il loro brano avevano aperto una breccia nel silenzio e nell’omissione della verità su uno dei casi più abominevoli del uomo moderno.

Stiamo parlando di Guiyu, una città nella provincia meridionale del Guangdong in Cina, al centro di un disastro ambientale fuori ogni controllo.
Si tratta del più grande centro di smaltimento e riciclaggio di materiale elettronico, proveniente da tutti i paesi del mondo occidentale.

Non si tratta di una realtà in cui gli impianti di riciclaggio e le dinamiche di lavorazione prevedono una perfetta organizzazione e automizzazione, dove le scorie e i materiali pericolosi sono trattati con garanzia per la popolazione o le persone che lavorano, ma una discarica a cielo aperto, dove chiunque si trovi in quel luogo è soggetto a continui bombardamenti di materiale tossico e nocivo per il corpo umano.

Enormi interessi economici permettono ancora oggi che questo succeda e sebbene vi siano stati in questi 4 anni decine di indagini e reportage denuncia (uno dei più famosi è quello della CBS, il cui servizio in lingua originale lo potrete vedere dopo il continua) nulla è cambiato.

Un famoso fotografo – Alex Hofford – che combatte da anni l’e-wate cinese, denunciando e certificando il demenziale comportamento di quel paese, poco tempo fa (luglio, agosto e settembre) ha pubblicato sul proprio blog nuove foto, testimoniando che nulla sembra essere cambiato.

La popolazione che è “assunta” da oltre tremila microaziende cinesi atte al recupero del materiale di scarto elettronico che viene da tutto il mondo, è senza tutela.
I bambini della popolazione giocano nelle strade a fianco di cumuli di scarti, senza che nessuno abbia cura della loro salute e del loro futuro.

In piccole officine a cielo aperto gli operai smembrano, a mano, i detriti della modernizzazione: apparecchi elettronici di tutte le principali ditte del mondo, da vecchi computer a fotocopiatrici a batterie per auto e forni a microonde.

La legge cinese proibisce l’importazione di scarti elettronici e Pechino è fra le città firmatarie del trattato Onu del 1989 – conosciuto come Convenzione di Basilea – che proibisce l’esportazione di qualsiasi rifiuto dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo, anche a scopo di riciclaggio.
Importare questi rifiuti è illegale dal 1996, ma ….

la Cina, affamata di qualunque forma di metalli, ignora questo stato di cose.

Uno scandalo davanti agli occhi di tutti. Ma nulla sembra potersi fare.